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Musetti, continua il sogno milanese

È la settimana delle prime volte per Lorenzo Musetti. Dopo il primo quarto, ha scelto l’ASPRIA Tennis Cup – Trofeo BCS (46.600€, terra) per raggiungere la prima semifinale in un torneo così importante. Lo sta facendo alla grande, sfibrando gli avversari che si sciolgono, liquefatti, nel caldo milanese. Durante il match contro Marcelo Arevalo, il clima non era micidiale come nei giorni precedenti, ma il salvadoregno – pur non essendosi ritirato – ha alzato bandiera bianca molto prima della stretta di mano. È finita 7-6 6-2 per il carrarino, capace di aggiudicarsi gli ultimi 18 punti contro un avversario ormai esausto. Prima di giocare l’ultimo game, Arevalo ha chiesto l’intervento del fisioterapista. Dopo aver parlato con il supervisor Cedric Mourier ha scelto di andare avanti, probabilmente perché da lì a poco avrebbe giocato la semifinale del doppio. Poco importa: Musetti ha mostrato una superiorità abbastanza netta. Avanti 5-2 (con due break) nel primo set, sembrava avere il match in controllo. Si è un po’ distratto, ha tentato un inutile serve and volley sul setpoint sul 5-3 e si è fatto riacchiappare da un avversario generoso, ma spesso in difficoltà. Musetti si è trovato addirittura 5-6, ma nel momento del bisogno ha trovato la giusta concentrazione e si è aggiudicato il tie-break. Molto importante un errore di Arevalo sul 4-3, un dritto fuori di un metro dopo aver colto in contropiede Musetti. Di nuovo avanti, l’azzurro ha ritrovato tranquillità e ha chiuso il parziale con un ace. Nel secondo, sia pure in svantaggio di un break, non ha mai dato l’impressione di poter perdere. Quando Arevalo ha finito le batterie, è stato un dolce planare verso la vittoria che gli garantirà l’ingresso tra i top-400 ATP . All’angolo di Musetti, sin da quando andava alle scuole elementari, c’è coach Simone Tartarini. I due vivono in simbiosi, hanno creato un rapporto che va ben oltre a quello tra coach e giocatore.

TARTARINI: IL LIVELLO È GIÀ ALTO”

In effetti ho sempre avuto la sensazione che Lorenzo fosse superiore – racconta Tartarini – l’unico dubbio l’ho avuto in avvio, quando serviva Arevalo. È un ottimo doppista, serve bene e con tanta rotazione. Il problema era individuare la giusta posizione in risposta. Appena l’ha trovata ero abbastanza tranquillo, perché Lorenzo era sempre sopra durante lo scambio”. Al di là delle sensazioni, il primo set è stato comunque complicato. “Ogni tanto ha dei cali, ha perso un game che gli è costato mentalmente e in effetti la partita è girata un po’. Ma continuava a sembrarmi nettamente superiore”. Il campo ha dato ragione a Tartarini, alla primissima esperienza come coach internazionale. Per lui è tutto nuovo, proprio come per Musetti. E allora ci si domanda come preparano le partite contro avversari che non hanno mai visto, o comunque poco conosciuti. “Chiaramente conosciamo i più forti – riflette Tartarini mentre Musetti fa defaticamento in palestra, prima di tuffarsi in piscina per il rituale bagno del post-match, ormai un piccolo portafortuna – quando non li conosciamo chiediamo in giro, oppure diamo un’occhiata su Youtube. Più in generale, quando trovi un giocatore che non conosci provi a eseguire il tuo schema nel miglior modo possibile. Se sappiamo qualcosa in più, lo inseriamo nel contesto della nostra tattica. Poi, è ovvio, ogni tanto proviamo a comunicare. L’importante è che Lorenzo faccia bene il suo”. Milano si è rapidamente innamorata di un ragazzo che sembra avere le carte in regola per raggiungere traguardi importanti. Contro Arevalo ha offerto alcune giocate straordinarie. In particolare, era decisamente in palla con il rovescio lungolinea. Ha lasciato fermo l’avversario almeno una decina di volte. E pensare che Musetti non veniva da un momento troppo positivo: “In effetti non ci aspettavamo la semifinale – racconta Tartarini – dopo la vittoria in Australia ha giocato subito i tornei Challenger, il cui livello è mediamente alto. Non ci sono punte clamorose, ma ogni torneo presenta la situazione in cui puoi perdere al primo turno o arrivare in fondo. A Lorenzo lo dico sempre, il suo livello è tale da pensare di arrivare in fondo, ma ovviamente ci sono anche gli avversari. Nell’ultimo mese ha perso alcune partite in cui era incerto nei momenti importanti. Non faceva il suo gioco, aveva paura… Per questo siamo arrivati a Milano un po’ timorosi, con sensazioni non troppo positive. E allora gli ho detto di giocare rilassato, senza pensare al risultato. Ero tranquillo perchè in allenamento ha sempre svolto un lavoro di qualità. Se non ci sono i risultati arrivano ansia e pressione, ma io non ho mai avuto dubbi sul suo conto”. Intanto è già certo di salire al numero 375 ATP, risultato più che auspicabile in questa fase della stagione. E stiamo parlando di un ragazzo di appena 17 anni.

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