Nei meandri dell’ASPRIA Harbour Club, tuttavia, l’assenza di tennis permette di scovare storie particolarmente interessanti. Tutti sanno, per esempio, che Albert Ramos-Vinolas è la testa di serie numero 1, favorito del torneo e a caccia di un tris che sarebbe storico, visto che è già l’unico giocatore ad aver vinto due volte a Milano (nel 2011 e nel 2014). Non tutti sanno, invece, che il catalano è seguito all’ASPRIA Harbour Club da un tecnico italiano. Si tratta di Gianluca Carbone, 49enne pugliese con il quale aveva già collaborato nel 2019 e nel 2020. A inizio stagione, Ramos lo ha contattato per chiedergli di affiancare il suo storico coach José Maria Diaz. “Ci alterniamo i tornei in cui seguiamo Albert – dice Carbone – che è un ragazzo di una professionalità esemplare. Adesso ha 36 anni ma è ben determinato a tornare tra i top-100 e restarci il più a lungo possibile, in modo da chiudere la carriera da una posizione di prestigio”. Da parte sua, il tecnico pugliese viene da esperienze variegate: dopo aver seguito Elena Bovina e Olivier Rochus all’inizio della carriera da coach, ha allenato per un lungo periodo Lorenzo Giustino (c’era lui al suo angolo quando vinse lo storico match contro Moutet al Roland Garros, 18-16 al quinto set) e poi ha intrapreso una collaborazione con la federtennis estone, resa possibile grazie al lavoro con Kristjan Tamm, rapidamente portato al best ranking (n.625) prima che si infortunasse a una spalla. Studioso e profondo conoscitore del metodo spagnolo, sul quale anni fa pubblicò uno studio, Carbone è sempre più orientato all’alto livello e i suoi risultati confermano la bontà dei tecnici italiani, anche quelli non direttamente coinvolti con i nostri giocatori. Nel clan Ramos, a Milano, c’è anche il 26enne Matteo Meneghetti, attualmente impegnato nelle qualificazioni dei tornei ITF dopo aver deciso, non più giovanissimo, di intraprendere l’attività professionistica. Intanto fa da sparring a Ramos e proverà a carpire più segreti possibili dallo spagnolo.
IL SOGNO DI TOSHIHIDE MATSUI
Non sempre il torneo di doppio gode di attenzione mainstream, ma spulciando il main draw del torneo meneghino (laddove 27 dei 32 protagonisti si dedicano esclusivamente alla specialità), si scopre che c’è il giocatore più anziano del circuito tra quelli che svolgono attività regolare. Ed è ancora più strabiliante che Toshihide Matsui stia vivendo il suo miglior momento proprio oggi, a 46 anni di età. Ex numero 261 ATP in singolare nel remoto 2006, qualche anno fa ha fissato un obiettivo che sembrava folle – dato il punto di partenza – e che oggi, invece, è più vicino che mai: giocare un torneo del Grande Slam. Attualmente è numero 124 del ranking ATP di doppio, a un tiro di schioppo dal best ranking (121) ottenuto un mese fa. Fa coppia fissa con il 29enne Kaito Uesugi e insieme stanno ottenendo risultati di rilievo, fino a portarsi a ridosso dei top-100 di specialità. Durante lo stop per Covid aveva pensato al ritiro, anche perché è diventato padre (sua moglie Tomoyo Tagakishi è un’ex tennista), ma sente di avere ancora salute, forza e motivazione. Sul piano atletico fa impressione, essendo dotato di un fisico scolpito da far invidia a tanti ventenni. E così, con gli esempi di Kimiko Date (che ha giocato fino a 47 anni) e del calciatore Kazuyoshi Miura, ancora in attività a 57 anni, insiste nel suo sogno di arrivare a giocare uno Slam. È sempre più vicino all’obiettivo, e Milano potrebbe aiutarlo in questo senso. La coppia giapponese giocherà il quinto match sul campo 13 contro i sudamericani Bueno-Gomez. Una partita apparentemente banale, dunque, ha in realtà una storia curiosa alle spalle. Nei tornei Challenger se ne trovano tante, ma questa è davvero particolare.