“È un bel dato, non lo conoscevo. Direi che i numeri iniziano a rispecchiare le mie idee”. Superando le qualificazioni all’ASPRIA Tennis Cup – Trofeo BCS (73.000€, terra battuta), Alexander Weis ha raggiunto per l’undicesima volta il tabellone principale di un torneo Challenger, quasi tutte negli ultimi dodici mesi. A 26 anni compiuti ad aprile, l’altoatesino sembra pronto al salto di qualità tanto agognato dai giocatori del suo livello: costruirsi una classifica tale da giocare le qualificazioni nei tornei del Grande Slam. Per il prestigio, certo, ma anche per garantirsi una solidità economica difficile da raggiungere con i soli piccoli tornei. Con un best ranking al numero 317 ATP conquistato la scorsa settimana (oggi è 321), Weis può definirsi a metà dell’opera, con l’obiettivo immediato di consolidarsi nel circuito Challenger. “Mi sento sempre più a mio agio in questa realtà – racconta – oggi affronto i tornei con più tranquillità. Prima entravo in campo con troppo ‘rispetto’ verso l’avversario, adesso sono a mio agio e sento di poter competere. Ho buone qualità, sento che qualcosa è cambiato. Sono più consapevole”. Una consapevolezza che nasce dalla scelta di spostarsi a Roma, presso l’Enjoy Sporting Club, laddove è seguito da Francesco Aldi, Giuseppe Fischetti (con lui a Milano), Francesco Vilardo e Riccardo Nobile.
L’importanza dello staff si è vista contro Remy Bertola: ci aveva perso una settimana fa nelle qualificazioni di Modena, mentre all’ASPRIA Harbour Club ha ribaltato tutto: 6-3 6-3 e main draw centrato, nel quale se la vedrà con Hugo Grenier. “Sono sceso in campo con le idee chiare dopo aver riflettuto insieme al mio coach (che non c’era la scorsa settimana) sui suoi punti deboli e le sue scelte tattiche. Abbiamo costruito un piano tattico diverso, più aggressivo, ed è andata bene”. Più in generale, il 2023 sta consolidando le certezze del bolzanino, convinto che a breve i numeri daranno ragione alle sue sensazioni. “Il giudizio è positivo. Faccio ancora fatica a darmi un voto, ma stiamo lavorando come si deve e competendo bene nel mondo Challenger. Sto cercando di giocare più partite possibili”. In carriera ha colto due quarti nei tornei di categoria (San Marino 2022 e Skopje 2023), ma soprattutto due mesi fa ha battuto Fabian Marozsan a Roma-Garden. Pochi giorni dopo, l’ungherese avrebbe superato Carlos Alcaraz.
ALTOATESINO ATIPICO
Cosa deve succedere affinché Alexander Weis possa ottenere risultati del genere? “Il livello si è molto appiattito – racconta – capita spesso, a ogni livello, che magari un lucky loser arrivi in fondo a un torneo. Anche qui a Milano, osservando il tabellone, ci si rende conto che tutti possono battere tutti. A mio avviso, la differenza è dettata dalla continuità. Se esprimi un certo livello lo devi mantenere, invece magari capita di giocare due belle partite e poi calare. Chi vince sa essere costante, e questo fa la differenza. Marozsan? La sua vittoria con Alcaraz forse è stata un po’ casuale, ovviamente mi ha sorpreso, ma sapevo che avrebbe avuto le sue chance. Basta che il favorito giochi un po’ peggio e si livella tutto. Nel circuito ci sono tanti giocatori in grado di esprimere un gran rendimento”. Nato a Bolzano, Weis proviene dalla stessa regione di due icone come Andreas Seppi e Jannik Sinner. Nonostante la maggiore vicinanza anagrafica con Sinner, conosce meglio Seppi: “Perché veniva spesso ad allenarsi a Bolzano, mentre Jannik è andato via molto presto per trasferirsi a Bordighera. È capitato di fare qualche torneo insieme e chiacchierare, ma non ho mai avuto troppa confidenza con lui”.
Nonostante un nome che rimanda alla tradizione altoatesina, Alexander si esprime in un perfetto italiano: “Io e mio fratello siamo bilingue: con mio padre parlo tedesco, mentre con mia madre in italiano. Lei ci tiene molto, essendo professoressa di italiano e latino! Più in generale, a Bolzano c’è un perfetto bilinguismo: ovunque si va, dai negozi ai ristoranti, tutti parlano italiano e tedesco. Magari il tedesco prevale nelle valli, ma anche lì l’italiano è conosciuto, semplicemente è parlato appena peggio”. Come detto, da un anno e mezzo Weis ha scelto di allenarsi a Roma (“Pur abitando ancora a Bolzano: è casa mia e ci si vive benissimo”), dunque viene da chiedersi come si trovi un altoatesino nella capitale. “In effetti ci sono delle differenze: sono più allegri, c’è una maggiore elasticità mentale, lo stile di vita è diverso rispetto all’Alto Adige, dove può esserci un po’ di rigidità… Questo può avere dei pro e dei contro, ma io mi trovo benissimo, amo scherzare, mi ritengo un altoatesino un po’ atipico”. Considerando Sinner un vero e proprio “fuori categoria”, non sappiamo se Weis riuscirà ad avvicinare id risultati di Andreas Seppi, ma chissà che il curioso incrocio con la creatività romana non possa garantirgli quei risultati che sta cercando da tempo. Risultati mai vicini come oggi.
QUALIFICAZIONI AZZURRE: 20 ITALIANI NEL MAIN DRAW!
Non solo Weis: le qualificazioni hanno regalato altri quattro Urrà all’Italia, portando a ben 20 i nostri rappresentanti nel tabellone principale. L’unico ad arrendersi è stato Salvatore Caruso, costretto al ritiro quando era in svantaggio 7-5 3-1 contro Michael Vrbensky. Per il resto soltanto vittorie: la più bella l’ha infilata Giovanni Oradini, bravissimo a recuperare un match quasi compromesso contro Dmitry Popko: in svantaggio 4-0 e poi 5-2 nel terzo set, il roveretano ha messo il turbo negli ultimi game e ha raccolto 19 dei successivi 20 punti, gli ultimi sedici consecutivi. Passano anche Federico Iannaccone (6-3 6-1 ad Andrea Arnaboldi) e Francesco Forti, che con identico punteggio ha tenuto a distanza l’argentino Lucio Carnevalle. A completare la cinquina azzurra è arrivato Marcello Serafini, che ha recuperato un break di svantaggio in avvio, salvo poi dominare contro Alex Marti Pujolras. A prescindere dall’esito finale, la presenza di ben venti italiani in tabellone è davvero una cifra ragguardevole, da record.