Sin da quando era un ragazzino, chiunque conoscesse Enrico Dalla Valle diceva di lui che “ci tiene moltissimo, forse troppo. Una passione che rischiava di condizionarlo in negativo”. Non sappiamo se sia vero, ma non c’è dubbio che il ravennate abbia una professionalità impeccabile, l’approccio alla professione sognato da ogni coach. “Ci tengo molto” ribadisce dopo aver raggiunto la seconda semifinale Challenger in carriera. La prima risaliva allo scorso agosto a Cordenons, adesso sogna di fare un passo in più all’ASPRIA Tennis Cup – Trofeo BCS (74.825€, terra battuta), laddove ha vinto due partite nella prima vera giornata di caldo estivo. Al mattino ha battuto l’amico Giovanni Fonio (costretto al ritiro sul punteggio di 7-6 6-5 per violenti crampi a entrambe le gambe), al pomeriggio ha colto un bell’exploit contro Chun-Hsin Tseng, un 6-0 6-4 che riempie di certezze sulla sua condizione fisica, visto che è parso molto brillante rispetto a un avversario molto più leggero e dunque – in teoria – più adatto a uno Stop&Go. Invece ha giocato una splendida partita. Ordinata, giusta, perfetta. Dopo aver dominato il primo set, ha preso un break in avvio di secondo e lo ha portato fino alla fine, peraltro dopo aver avuto quattro matchpoint sul 5-3. Nessun problema: ha giocato con grande attenzione l’ultimo game e si è appoggiato alla recinzione del Campo 13, stanco ma felice. “Giocare due match in un giorno, con questo caldo, è stato molto pesante. Contro Fonio è stato un match fisico ed emotivo, ho speso molto – racconta Dalla Valle – subito dopo ho mangiato: credo che l’alimentazione e l’integrazione siano la cosa più importante per giocare subito dopo. Non pensavo di sentirmi così bene: a mezz’ora dal match, quando mi sono attivato, ho sentito la fatica del primo match, ma appena sono sceso in campo mi sono subito sentito bene”. Non si può dire altrettanto per “Jason” (soprannome occidentale di Tseng), che in mattinata aveva vinto un match altrettanto duro contro Gianluca Mager. Dopo un brutto primo set, nel secondo le ha provate tutte, giocando diverse moon ball di changhiana memoria per irretire l’azzurro. Dalla Valle è stato bravissimo, giocando ogni punto con la stessa intensità, ricucendo anche un game di servizio in cui era stato sullo 0-40. “L’obiettivo di giocare tutti i punti con la stessa intensità è qualcosa che mi ero prefissato da tempo: a volte ci riesco, a volte è più complicato, ma quando sono stato bravo penso sia giusto dirlo. Oggi ho lottato duramente su ogni palla e credo che abbia pagato. Devo continuare così, perché i big lo fanno tutte le settimane. Devo provare a imitarli”.
IL RAPPORTO CON GALIMBERTI
Il concetto di “tenerci molto” spesso si incrocia con un carattere forte, che talvolta lo porta a essere nervoso sul campo. È spontaneo chiedersi se questa caratteristica sia un difetto da limare o qualcosa che certifichi impegno e dedizione. “Nel bene e nel male è una mia particolarità. Fa parte del mio carattere: senza ricordare il passato, so di aver vissuto brutti momenti e quindi tengo molto a ogni partita. Col mio mental coach stiamo lavorando per scaricare rabbia e nervosismo soltanto sulla palla, e comunque fare in modo che non precluda la prestazione. A parte i più forti, ognuno ha il suo carattere. Posso fare meglio, ma i passi in avanti ci sono stati”. Il bello di Dalla Valle, e che porta istintivamente ad avere simpatia per lui, è la piena dedizione per l’obiettivo. Anche durante l’intervista è rimasto fedele a se stesso, versando l’integratore nella bottiglia d’acqua per riprendersi in fretta. D’altra parte aveva giocato l’ultimo punto meno di mezz’ora prima. Il romagnolo si allena da un anno e mezzo nell’accademia di Giorgio Galimberti a Cattolica. È chiaro che l’uscita di Luca Nardi dal team non sia stata accolta benissimo, ma l’altro lato della medaglia potrebbe essere una maggiore disponibilità di Galimberti a seguire proprio Dalla Valle. “Sarò sincero: quando Luca ha lasciato il team ci sono rimasto molto male. Prima non eravamo così legati, ma nei primi mesi del 2024 siamo diventati molto amici. Ero contento di condividere con lui gli allenamenti e qualche torneo, poi ha fatto un salto clamoroso e le programmazioni si sono diversificate. Gli voglio molto bene e sono un suo gran tifoso: uno come lui, per un coach come Galimberti, richiedeva un certo impegno e aveva esigenze diverse dalle mie. Tuttavia la cosa non mi ha mai infastidito, anzi, la vedevo come uno stimolo a fare meglio. Io ho imparato molto da lui, forse lui in piccolo ha preso qualcosa da me. Adesso manca un giocatore come lui, ma Giorgio ha la sua accademia, sono soddisfatto del lavoro e quando può viaggiare con me ne sono felice. Spero possiate vederci insieme più spesso, vorrebbe dire che le cose stanno andando bene”. Visto che Galimberti e Dalla Valle hanno entrambi caratteri forti, era interessante sapere come è stato l’incastro tra i due. Sul punto, Dalla Valle rivela un curioso aneddoto. “Vi farò sorridere: prima di spostarmi a Cattolica c’è stato un periodo di 2-3 anni in cui non ci siamo parlati e nemmeno salutati. Il motivo era stato uno screzio inutile, futile. D’altra parte era nell’ordine delle cose che due caratteri forti si scontrassero, ma al di là di questo ho sempre avuto grande rispetto per lui. La scelta di spostarsi a Cattolica è nata un po’ per caso, ma oggi sono molto soddisfatto della collaborazione. È una persona molto appassionata e i nostri caratteri si incastrano bene: sa alternare bastone e carota nel modo giusto, è stato un ottimo giocatore e sa come gestire la mia personalità e il mio gioco. Sono grato a lui e a tutto lo staff dell’accademia”.
NUMERI DA CAPOVOLGERE
Dalla Valle ha compiuto 26 anni lo scorso marzo, ma non ha ancora giocato nel circuito ATP (salvo una presenza alle qualificazioni di Acapulco). Può pesare? “Premetto che ho perso due anni pieni tra Covid e problemi fisici: questo va considerato nella crescita di un giocatore – dice Enrico – tuttavia non mi pesa, perché per mettere il naso nei tornei ATP ci vuole la classifica. Quella me la devo costruire con i Challenger, se sarò bravo mi meriterò di arrivarci. Non ho fretta: se e quando ci arriverò sarà un motivo di orgoglio, però adesso mi sto godendo quello che sto facendo”. Giusta riflessione, ma a che punto è Enrico Dalla Valle? Attualmente è numero 242 ATP, peraltro con le cambiali in scadenza di due vittorie consecutive in tornei ITF nel giugno 2023. I numeri dicono che ha un bilancio di 8 vittorie (compresa quella con Tseng) e 12 sconfitte contro i giocatori compresi tra la 100esima e la 200esima posizione. Cosa significa? “Ognuno ha la classifica che si merita, e mi trovo dove dovrei – spiega – quest’anno avrei potuto essere un po’ più in alto perché ho perso un paio di partite rocambolesche. Se i numeri dicono questo, tuttavia, significa che devo fare meglio. Io sono convinto di potermela giocare con tutti, ho battuto anche un top-100 (Alexandre Muller, ndr). Chi non segue a dovere il tennis fatica a capire quanto sia vicino il livello: magari batti un top-100 e poi il giorno dopo perdi con un ragazzo fuori dai 400. Se il numero 80 non gioca bene, può perdere tranquillamente con uno più in basso. Non si può essere sempre in forma, ma non c’è dubbio che proverò a capovolgere la statistica”. Per raggiungere la sua prima finale Challenger in carriera dovrà battere il rumeno Filip Cristian Jianu, 23enne giunto in semifinale grazie alla vittoria contro Marco Cecchinato negli ottavi (6-1 7-5) e quella maturata grazie al ritiro di Elmer Moller nei quarti. Esito a sorpresa, poiché il danese aveva destato una grande impressione battendo nettamente Juan Pablo Varillas, numero 2 del tabellone. Jianu è in forma, quest’anno ha vinto tre tornei ITF e si sta affacciando nel circuito Challenger, ma è una partita che l’azzurro può giocarsi. In caso di vittoria, l’obiettivo di giocare le qualificazioni dello Us Open sarebbe molto, molto vicino.