fbpx

La nuova vita di Francesco Passaro

In pochi mesi, la carriera di Francesco Passaro è radicalmente cambiata: a suon di vittorie è diventato il nuovo “Next Gen” azzurro. “Tutto è cambiato grazie alla preparazione invernale a Tirrenia. Adesso sono professionale anche nei dettagli”. A Milano è partito alla grande.

I numeri non mentono mai. E raccontano che l’ascesa di Francesco Passaro è impressionante. Al momento dell’iscrizione all’ASPRIA Tennis Cup – Trofeo BCS (45.730€, terra battuta) non aveva una classifica sufficiente per giocare nel tabellone principale. Gli avevano riservato una wild card, ma avrebbe comunque giocato le qualificazioni. I fisiologici ritiri pre-torneo gli hanno garantito l’ammissione diretta ed è addirittura l’ottava testa di serie, tra i favoriti di un torneo partito decisamente bene per gli azzurri: ne abbiamo sette al secondo turno, in virtù di cinque vittorie su sei in questo maxi-martedì. Tanti riflettori sul perugino, che ha raccolto una vittoria di routine contro il giovane rumeno Nicholas David Ionel: 6-0 6-4 e un posto negli ottavi – da favorito – contro il canadese Alexis Galarneau, che ha causato l’unica sconfitta di giornata per l’Italia (6-1 6-3 a Federico Arnaboldi). In poche settimane, l’umbro è passato da essere underdog a favorito, punto di riferimento in tabelloni di questo livello. “In effetti c’è più pressione, ma vivo tranquillo e cerco di esprimere il mio miglior tennis – racconta Passaro – gli avversari iniziano a temermi perchè mi sono fatto valere. Ma sono sereno, non avverto ansie o pressioni”. Numero 600 del mondo a inizio stagione, oggi è in 254esima posizione dopo un semestre straordinario, con un titolo ITF e due finali Challenger, a San Remo e Forlì. Senza dimenticare la wild card agli Internazionali BNL d’Italia, guadagnata con le pre-qualificazioni. “Quest’anno ho investito in modo diverso sul mio tennis. Ho effettuato tutta la preparazione sul cemento, al Centro FIT di Tirrenia, e per questo devo ringraziare la federazione per l’opportunità. Inoltre sono cambiato molto ‘di testa’. Sono più positivo in campo, lotto punto su punto, e le vittorie hanno avuto effetto benefico”.

GRAZIE TIRRENIA

Il percorso di Passaro è stato più lento rispetto ad alcuni coetanei. Da bambino abitava sopra il Junior Tennis Perugia, laddove ha iniziato a 6 anni, ma quando ne aveva 12 si era dedicato al calcio, cessando gli allenamenti con la racchetta. “Dopo un anno ho capito che il tennis mi piaceva di più, così ho deciso di fare il professionista, anche se ho iniziato da poco a farlo sul serio. Però i tanti anni di lavoro mi hanno aiutato in termini di mentalità, mi piace lavorare e in allenamento lascio tutto me stesso”. In effetti sul campo è un generoso, uno che saprà farsi amare dal pubblico. A questo si aggiungono buone qualità, forgiate dal coach di una vita, Roberto Tarpani. Lo segue da quando aveva 9 anni e non si sono mai separati. “Credo che rimarrà il mio allenatore per sempre, anche perché stiamo lavorando bene – dice Passaro – magari per fare uno step in più potremo aggiungere qualcuno, ma per adesso non c’è bisogno di altre figure. Ormai il nostro rapporto è quasi da padre-figlio, lui mi ha fatto da padrino alla cresima e alla prima comunione. Avendomi cresciuto mi capisce molto bene, sa quando è il momento di spronarmi e quando magari non sono dell’umore giusto. È una chiave importante per svolgere al meglio gli allenamenti”. Nella sua giovane carriera, Passaro ha giocato 110 partite tra i professionisti, di cui 93 sulla terra battuta. Probabilmente resterà la sua migliore superficie, ma è consapevole dell’importanza del cemento. “Infatti se devo svolgere 2-3 settimane di allenamento cerco di andare al Centro FIT di Tirrenia, a patto che ci siano anche altri atleti di livello – racconta – mi trovo molto bene, credo sia la cosa giusta da fare perché non ci sono distrazioni. Il mio atteggiamento è cambiato anche grazie a quello, sono diventato un professionista anche nei dettagli. Quanto alla superficie, non mi ero mai allenato troppo sul cemento. Farlo con continuità mi darà una mano a migliorare tanti aspetti, anche sulla terra, come stare vicino al campo e prendere la rete. Diciamo che mi devo completare ed essere in grado di giocare su tutte le superfici”.

UNO SFIZIO CHIAMATO US OPEN

Per ora lo fa ottimamente sulla terra battuta, fedele a un percorso vissuto senza troppe ansie. All’ASPRIA Tennis Cup 2021 perse al primo turno delle qualificazioni contro il coetaneo Giulio Zeppieri: gli abbiamo chiesto se avrebbe pensato, 12 mesi dopo, di presentarsi nel ruolo di stellina. “Magari non quest’anno, ma sapevo di avere questo tennis nelle mie corde. Dovevo allenarmi meglio e con più costanza, ma sapevo di poterlo fare. Diciamo che ho un po’ accelerato i tempi”: Classe 2001, è coetaneo di Sinner e Zeppieri, oltre a essere più grande di Musetti, Cobolli e lo stesso Nardi. Però sta arrivando tardi: “Ma non ho mai pensato di perdere il treno, in fondo sono sempre stato in ritardo: ho giocato i primi tornei internazionali a 16 anni, poi ho accelerato intorno ai 18, quando sono arrivato a ridosso dei primi 30 nella classifica junior. Ma ognuno ha la sua maturazione e il suo percorso: guai farsi condizionare dagli altri, e chi ti sta vicino non ti deve mettere pressione o fretta, semmai aiutarti e incoraggiarti”. È il caso del 21enne perugino, i cui obiettivi stagionali sono radicalmente cambiati: prima voleva chiudere l’anno tra i top-350, poi costruirsi una classifica per giocare le qualificazioni in Australia… e adesso? “Beh, vorrei togliermi lo sfizio di giocare le qualificazioni dello Us Open. Le liste chiudono l’1 agosto, ho ancora questo torneo più altri quattro, penso di potercela fare. Ma non vorrei guardare troppo a punti e classifica: devo continuare a migliorare il mio gioco perché ho tanti margini. Non ho enormi obiettivi di classifica, ma diciamo che sarebbe bello chiudere l’anno tra i primi 200”.

Sponsor