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Moroni prepara l’assalto del “Bufalo”

Gian Marco Moroni supera l’esame Ajdukovic (con mini-polemica finale, subito rientrata) ed esulta con il segno delle corna, suo tratto distintivo. È il suo miglior risultato da quando ha inaugurato il progetto tecnico a Foligno. “Ci saranno ancora alti e bassi, ma questa strada mi può dare molto”. Adesso sfida il baby-fenomeno Rune, “miracolato” da Cachin. Inarrestabile Coria.

Due anni fa fu Lorenzo Musetti, stavolta a portare l’Italia nel weekend finale dell’ASPRIA Tennis Cup – Trofeo BCS (44.820€, terra battuta) è un… Bufalo. È uno dei soprannomi di Gian Marco Moroni, maturato qualche anno fa quando si allenava in Spagna. Gli dissero che gli attacchi del Real Madrid ai tempi Ronaldo il Fenomeno sembravano l’assalto di una mandria di bufali, e che la sua intensità negli allenamenti li poteva ricordare. Si è affezionato al nomignolo, al punto da mimare le corna del bufalo dopo ogni vittoria. Lo ha fatto anche nella calura milanese dopo il successo contro Duje Ajdukovic, un 6-3 7-5 dal notevole peso specifico, perché il croato vale (molto) più del suo ranking attuale. È stato un match aspro, combattuto, con tanti scambi faticosi. “Per un paio di game abbiamo giocato solo scambi duri – racconta Moroni – ma era necessario, e un colpo alla volta si va avanti. E poi sto molto bene fisicamente, grazie all’ottimo lavoro con preparatori e fisioterapisti”. Moroni ha mostrato un freschezza atletica che gli è tornata utile in un duro secondo set, in cui non riusciva a togliersi di dosso Ajdukovic: 3-2 e servizio, 5-4 e servizio, ma veniva sempre riagganciato. Un break all’undicesimo game apriva la strada all’urlo liberatorio, accompagnato da una mini-polemica alla stretta di mano: Ajdukovic non aveva preso benissimo un’esultanza del romano sul secondo punto del game dopo un cattivo rimbalzo. “Negli spogliatoi ci siamo chiariti – precisa Moroni, che in passato si era allenato col croato a Bordighera – non avevo notato il rimbalzo, ero concentrato su me stesso e volevo chiudere la partita. Mi sono lasciato andare a una piccola esultanza, ma non avevo niente contro di lui e non c’erano ragioni tattiche. E poi siamo sulla terra, dove i rimbalzi strani sono all’ordine del giorno”. Sul piano tattico, Moroni si è affidato a due capisaldi: giocare il più alto possibile (“Perché lui ama colpire all’altezza del fianco”) e allungare gli scambi. Missione compiuta. Per il romano è la settima semifinale Challenger in carriera, la prima dopo Todi 2020. Fino a oggi, si è spinto in finale soltanto due volte (Mestre 2018 e Roma-Garden 2019).

UN TENNIS PIÙ OFFENSIVO E IL TEAM DI FOLIGNO

Rispetto ad allora è un Moroni diverso, forgiato dal lavoro della Tennis Training School di Foligno, con Federico Torresi e Fabo Gorietti (“Vorrei sottolineare anche l’aiuto di Giampaolo Coppo, mi farebbe piacere che si sapesse” aggiunge a microfoni spenti). L’occhio più attento nota un giocatore propositivo, il cui disegno tattico prevede anche la volèe. “Verissimo. Cerco di giocare il più possibile vicino alla riga, tagliare il campo e presentarmi più spesso a rete. Lo scorso anno abbiamo interrotto in anticipo la stagione proprio per lavorare in questo senso: sono andato in prova a Foligno quattro giorni prima del torneo di Santa Margherita di Pula, poi lì ho avvertito un buon feeling e che c’erano delle idee in comune. Mi stanno dando molto da quel punto di vista: ammetto di non avere grandi competenze tecniche in senso stretto, preferisco la competizione. Con un tennis difensivo avrei potuto ottenere un buon ranking, ma sentivo di dover fare di più. E allora ho intrapreso questa strada”. L’inizio non è stato facile, tra infortuni e qualche sorteggio non troppo fortunato. “Adesso va meglio, ma sono convinto di poter fare molto, molto di più. Se mantengo continuità, sono sicuro che questo percorso mi darà belle soddisfazioni”. La sensazione è che Moroni sia un cavallo di razza che necessitasse di un team di cui fidarsi al 100%: sembra che a Foligno i pianeti si siano allineati nel modo giusto. “Per fortuna ho soltanto 23 anni e ancora tanto da imparare – continua – fisicamente sto molto meglio, abbiamo aggiunto una nuova fisioterapista, Nicole Gelli, con cui sto ottenendo buoni risultati. Visto il mio passato, faccio anche tanta prevenzione degli infortuni e ho ripreso a fare forza dopo averla accantonata per un po’. Nonostante la mia stazza, non ho mai fatto molti pesi”. Adesso le cose funzionano, e chissà che l’Italia non abbia ritrovato un giocatore dal gran potenziale, con ben poco da invidiare ad altri ottimi professionisti che nei prossimi giorni giocheranno a Wimbledon. La strada è ancora lunga, le difficoltà non mancheranno, ma sembra davvero quella giusta. E potrebbe vivere una tappa importante all’ASPRIA Harbour Club.

RUNE SI SALVA MIRACOLOSAMENTE, CORIA IMPRESSIONA

Per un posto in finale, Moroni sfiderà il baby-fenomeno Holger Vitus Nodskov Rune, reduce da un periodo straordinario: il danese ha vinto 14 delle ultime 16 partite e a Milano è accreditato della seconda testa di serie. Se Moroni dovrà recuperare alla svelta dopo le fatiche di venerdì, il discorso vale ancora di più per Rune, uscito miracolosamente dal match contro Pedro Cachin. È finita 0-6 7-6 7-6, peraltro con quattro matchpoint annullati, tutti nel tie-break del terzo. Ad alimentare i rimpianti dell’argentino, l’aver sciupato un vantaggio di 5-1 nel tie-break. Cachin recrimina per un paio di errori di dritto su altrettanti matchpoint, ma nel quarto è stato fantastico Rune, uscito da un duro scambio con un coraggioso rovescio lungolinea. Il danese ha meritato di vincere perché ci ha creduto più del suo avversario, il cui linguaggio del corpo è stato fin troppo passivo nonostante il punteggio spesso favorevole. Al contrario, Rune ha mostrato la “fame” necessaria per vincere partite di questo tipo. Il suo tennis è ancora acerbo, ma ci sono stimmate importanti. La sensazione è che contro Moroni sarà un’altra dura battaglia: entrambi sentiranno in modo particolare la partita. Pronostico ben più indirizzato nell’altra semifinale, con Federico Coria nettamente favorito contro Hugo Grenier. Il francese è stato bravo ad approfittare di un buon tabellone (e si alimenta il rimpianto per Zeppieri, che è arrivato a due punti dal batterlo), ma l’argentino sta vivendo un gran momento di forma. Dopo aver fatto gli straordinari contro Mirza Basic, ha dominato contro Gastao Elias. Il tennis del portoghese (ex top-60 ATP) non lo mette in grande difficoltà, ma il modo in cui lo ha cancellato dal campo (un duro 6-2 6-0) rafforza il suo status – già piuttosto evidente – di favorito del torneo.

ASPRIA TENNIS CUP – Trofeo BCS (44.820€, terra battuta)
Quarti di Finale Singolare

Gian Marco Moroni (ITA) b. Duje Ajdukovic (CRO) 6-3 7-5
Holger Rune (DAN) b. Pedro Cachin (ARG) 0-6 7-6(3) 7-6(8)
Hugo Grenier (FRA) b. Pedja Krstin (SRB) 6-4 6-4
Federico Coria (ARG) b. Gastao Elias (POR) 6-2 6-0

Semifinali Doppio
Vit Kopriva / Jiri Lehecka (CZE-CZE) b. Sadio Doumbia / Fabien Reboul (FRA-FRA) 7-5 6-3
Dustin Brown / Tristan-Samuel Weissborn (GER-AUT) b. Szymon Walkow / Jan Zielinski (POL-POL) 7-5 6-4

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