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Dellien gioca da TOP-100, Musetti si arrende

Esiste un motivo se la soglia psicologica dei top-100 ATP è vista come un muro da abbattere. Nello spogliatoio dei tornei Challenger, o ancor di più dei Futures, chi ce la fa viene visto come un superuomo o giù di lì. Hugo Dellien ha dimostrato il perché, a se stesso, a Lorenzo Musetti e al pubblico dell’ASPRIA Tennis Cup – Trofeo BCS (46.600€, terra) nell’attesisissima semifinale che ha attirato centinaia di spettatori all’ASPRIA Harbour Club. Giocando da top-100 quando ne ha avuto bisogno, il boliviano ha rispettato lo status di prima testa di serie e ha raggiunto la finale, in cui se la vedrà con il serbo Danilo Petrovic. Un 6-2 6-4 che non ridimensiona Musetti, autore di una partita gagliarda e che – forse – poteva girare nel secondo set. Teso, emozionato (in mattinata erano arrivati da Carrara i genitori Francesco e Sabrina), Musetti si è trovato nella situazione peggiore possibile: da una parte l’inevitabile tensione della prima semifinale in carriera e tanti occhi puntati addosso, dall’altra un avversario dal tennis non così decifrabile. Servizio in kick, dritto molto pesante, ottima condizione atletica e un rovescio migliorat(issim)o rappresentano l’arsenale tecnico del numero 93 ATP, che tra meno di 72 ore giocherà a Wimbledon contro John Millman. Mostrando una viva professionalità, Dellien non ha snobbato il torneo milanese, anzi. Forse conoscerà la storia di Laslo Djere, che dodici mesi fa si è trovato in una situazione analoga. Avrebbe vinto a Milano (in finale contro Gianluca Mager) e otto mesi dopo si sarebbe aggiudicato ATP 500 a Rio de Janeiro, portandosi addirittura tra i top-30 ATP.

 

QUALCHE RIMPIANTO

Sfruttando le incertezze di Musetti, il boliviano si portava rapidamente sul 4-1 e chiudeva 6-2 il primo set. Musetti sembrava preoccupato, come avesse il timore di “infognarsi” in scambi sopra gli 8-10 colpi. Risultato? Qualche errore di troppo. Nel secondo, la musica cambiava. Musetti prendeva fiducia e per due volte si portava avanti di un break (2-0 e poi 3-1) e si spingeva fino a un rassicurante 4-1. C’era aria di terzo set, forse anche di impresa. Smorzate, botte vincenti e il rovescio lungolinea (splendente, il colpo del torneo) esaltavano la gente di Milano. Ma Musetti è un ragazzo di 17 anni e, come tale, soggetto ad alti e bassi. Ergo, è stato vittima di un netto calo che ha permesso a Dellien di tornare in partita. L’ultimo treno è passato sul 4-3, quando Lorenzo ha avuto una palla break che lo avrebbe portato a servire per il set. Era riuscito a impostare lo scambio, ma ha commesso un errore evitabile. Il match è finito lì, ma non finisce certo il percorso di Musetti. Lascia Milano con 29 punti ATP in tasca, un discreto assegno e tante certezze per il futuro. Ripartirà tra pochissimi giorni, al Challenger di Recanati. Va avanti Dellien, per la gioia di un gruppetto di tifosi boliviani che ormai hanno assunto il ruolo di portafortuna. Al termine di ogni match, si ritrovano con il loro idolo per abbracci e foto ricordo. Lui si presta ben volentieri, consapevole del ruolo che rappresenta per lo sport boliviano: a parte qualche calciatore, è lui il personaggio più importante. E non è un caso che nel suo abbigliamento da gara compaiano diversi sponsor.

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